A scuola con i bambini - Angiola Tremonti, ricerca e laboratorio sul campo con bambini ed insegnanti.

...GLI APSEGNI sono la sua IDEA. Così hanno scritto in merito al suo lavoro innovativo.

Roberto Farné – TESTO
Ordinario in”Didattica generale”ALMA MATER STUDIORUMUNIVERSITA’ DI BOLOGNA
Direttore del Dipartimento diScienze dell’Educazione “Giovanni Maria Bertin”
Edgardo Sandrini – TESTO
Psichiatra
 

GIOCO SERIO E COLORATO PER IMPARARE A SCUOLA E A CASA

“i nani sulle spalle dei giganti sono più grandi”

Si sa che a tutti i bambini piace disegnare.
Il fascino della matita o della penna è inequivocabile, non parliamo poi dei colori.
Ma una matita in mano non vuol dire soltanto imparare a scrivere dei fonemi, è soprattutto un mezzo per comunicare.
Il segno è traccia visibile, non necessariamente riconducibile ad un significato, pero’, se ben gestito, è la rappresentazione concreta di un significato, è contrassegno per un riconoscimento, è punto linea o figura cui corrispondono dei concetti, è insegna, simbolo.

Il segno è forma che caratterizza un oggetto, un essere umano, uno schema mentale, una successione.
Il segno è veicolo assoluto di comunicazione dentro e fuori di noi.
Esso, attraverso la sua forma , è linguaggio universale, più che mai utile in questa società multietnica. Il segno permette di determinare, qualsiasi concetto.
Anche un linguaggio di programmazione consiste in un insieme di simboli e di regole che stabiliscono le varie funzioni attraverso il segno ci vengono trasmesse informazioni pratiche (segnali stradali), scientifiche (cardiogramma), verbali (la parola scritta) eccetera.

Il segno ci consente di rappresentare e codificare tutto quanto viene visualizzato.
Nei bambini è più che mai viva una visione rielaborata della realta’ : questa è arte congenita.
Nostro compito è coltivarla nella spontaneita’ ed utilizzarla per facilitare l’apprendimento.
Questi segni disegnati serviranno per appuntare nella mente dei bambini quanto loro vogliono ricordare e comunicare.
Li chiameremo APSEGNI: appunti-segno, ossia strategie d’invenzione, di fantasie, che incorporate nei programmi didattici, si traducono in elasticita’ multiforme.

l bambino oggi viene stimolato a scrivere, a suonare il pianoforte, a giocare al pallone, viene incoraggiato a seguire il gruppo degli amici o dei compagni di scuola, un po’ come le galline nelle gabbiette, tutte in fila, ma noi non vogliamo bambini-pulcino ed adulti-galline.
Vogliamo bambini felici , vitali nel corpo e nella mente; aiutiamoli allora ad allenare la mano e la mente. La parola d’ordine è imparare, divertirsi, ridurre i tempi di apprendimento, vivere osservando e quindi vivere meglio.
Così facendo il foglio per il bambino non è più uno spazio bianco da disegnare e colorare con l’intento di realizzare un capolavoro, è uno spazio da lui usato come raccoglitore di un tesoro nascosto, che racchiude un testo segreto, solo da lui ricostruibile, per lui facile da leggere e ripetere, anche se di parole ce ne sono solo lo stretto indispensabile.
Saranno quelle parole “difficili” che andra’ a cercare sul vocabolario o a chiedere all’adulto.

Il foglio è il supporto per raccontare i suoi sogni, la sua rabbia, per disegnarci il fiore da regalare alla mamma, per costruire la capanna al suo amico che vive in Africa e che ha adottato a distanza. Durante l’esposizione verbale o la lettura di un testo, l’attenzione è alta perchè mentre il bambino si impossessa del concetto e la sua memoria incamera, la lezione è diventata un gioco ed egli elabora come realizzare i suoi “apsegni”.
Il bambino ha così ben afferrato i contenuti e facilmente è in grado di ripetere il tutto, mal volentieri metterà per iscritto il testo ascoltato, lo ritiene inutile, ed in effetti è inutile: è già suo.
Ma come puo’ il bambino usare con padronanza la matita se a scuola impara solo a fare quei simboli a palline con delle gambine in su e in giù, che gli servono per scrivere? I bambini svantaggiati trovano in queste facili proposte la possibilità di agganciarsi alla attività scolastica dei compagni di classe poichè questa metodologia è strettamente collegata alla gestualità manuale indispensabile per creare un minimo di autonomia e di controllo del segno.

Aiutiamolo ad osservare: se il papà ha la fronte “a pieghe” vuole dire che è un po’ arrabbiato. Se devo attraversare la strada e sento un rumore di auto, rimango fermo ed aspetto che passi.
L’insegnante ha il compito di guidare al meglio la crescita del bambino nella sua globalità.
La società è caratterizzata da una miriade di immagini, di situazioni, di stimoli, di suoni, per non parlare poi delle immagini fotografiche, cinematografiche e televisive, disegnate, stampate, proiettate, fisse o in movimento.
E’ indispensabile dare al bambino degli strumenti di comprensione e di critica affinché tutto ciò possa appartenergli in modo costruttivo e non passivo.
E’ necessario quindi educarlo a fruire di tutto cio’ che la realtà gli offre. E’ importante evidenziare quegli stimoli che producono entusiasmo.

Sicuramente ogni singola materia contribuisce al riordino del tutto.
Ribaltiamo le vecchie teorie secondo le quali il bambino doveva essere libero di disegnare, modellare, colorare eccetera senza guida alcuna.
Proviamo a pensare come un bambino potrebbe usare coltello e forchetta se nessuno glielo avesse insegnato. Lo stesso vale per l’uso delle parole, delle lettere che compongono la parola.
Importante è tenere presente che tutti possono imparare a disegnare, ma pochi diventano artisti, così come tutti imparano a scrivere e pochi diventano scrittori.
La spontaneità, se non inibita, emergerà ancora più viva in una sintesi creativa.
La capacità di esprimersi attraverso il segno non è solo diletto o prodotto artistico, ma diventa la base dell’apprendimento che potrà diventare anche utile strumento di lavoro (per un muratore, un architetto, una sarta, un medico…..).
Tutti abbiamo il diritto di acquisire la capacità di riprodurre le fondamentali verità di quanto ci circonda per poterle comunicare ai nostri simili, soprattutto in questa società multietnica.

Concludo: una pagina stampata, se non viene letta, non ha nessun significato.
Leggendola e collegando i suoni a quei segni ne comprendiamo il significato.
Perchè non dedichiamo la stessa attenzione che diamo a una lettera dell’alfabeto, quindi alla sua forma, al posizionamento, al suono…. anche alla realtà che ci circonda?
Se quella ventina di segni dell’alfabeto ci porta a costruire un discorso e a trattare ogni argomento con più o meno spontaneità, dove ci porterà quel numero infinito di segni, di forme, di spazi, di colori che ci circonda in ogni istante della nostra vita?
La sintesi creativa è lo spazio delle idee e delle pulsioni che deve essere coltivato come il bene più prezioso e mai dovrebbe essere calpestato dagli stereotipi che spesso gli adulti tendono a proporre.

Angiola Tremonti

QUI APPAIONO SOLO PICCOLI SPUNTI, IL MATERIALE DELLA RICERCA SPAZIA TANTISSIMO, ANGIOLA HA TENUTO CORSI AUTORIZZATI DAL MINISTERO AD  INSEGNANTI. TALI LEZIONI HANNO PORTATO ALLA SPERIMENTAZIONE NELLE SCUOLE A MILANO, COMO, BOLOGNA, PADOVA E ATRI DI CASOLI.
A CONCLUSIONE DEI CORSI DUE MOSTRE IMPORTANTI IN CUI L’ARTISTA SI E’ CIMENTATA IN FAVOLISTICHE MOSTRE “I fili le cicce e le Mablle” realizzate INSIEME AI BAMBINI.
 
Palazzo  Baraccano a Bologna e san Pietro in atrio a Como

UN ORGANO IMPORTANTE, IL CERVELLO, DA SEMPRE IGNORATO DAI LIBRI DI TESTO E DAGLI INSEGNANTI, DIAMO AI BAMBINI UN MEZZO INFORMATIVO PER CAPIRSI DI PIU'.

La realtà penetra in noi attraverso gli organi di senso. Esistono delle radicine che all’interno del nostro corpo si diramano, a volte sono proprio radicine, a volte si raggruppano a fasci e come rami arrivano su alla testa…

Nel cervello esiste la cassaforte dei ricordi, questa è la MEMORIA.
Nella memoria si lavora a ritmo frenetico notte e giorno, è come un grande
magazzino dove tutto entra e viene catalogato.

 

CASSETTO-SENSAZIONI CASSETTI-SUONI CASSETTI-RUMORI

CASSETTI-ODORI CASSETTI-NOMI CASSETTO-PRIMA E DOPO

CASSETTO-NUMERI CASSETTO-PAROLE ITALIANO-INGLESE…

IL NOSTRO PENSIERO E LE NOSTRE FANTASIE SONO SOLO NOSTRE, SONO delle vere e proprie RICCHEZZE, SI PENSI ANCHE AL FATTO CHE NESSUNO, SENZA IL NOSTRO VOLERE, PUO’ CONOSCERLE.

I bambini ci incantano per la loro spontaneità, l’artista adulto ci incanta perchè alla spontaneità unisce l’esperienza, la conoscenza del segno, la maturità di una mente ed anche un po’ di trucchi e un po’ di inganni.
Sono i bambini che ci insegnano la spontaneità, noi possiamo solo insegnare loro un po’ di trucchi, u po’ di inganni.

Angiola Tremonti

QUI APPAIONO SOLO PICCOLI SPUNTI, IL MATERIALE DELLA RICERCA SPAZIA TANTISSIMO, ANGIOLA HA TENUTO CORSI AUTORIZZATI DAL MINISTERO AD  INSEGNANTI. TALI LEZIONI HANNO PORTATO ALLA SPERIMENTAZIONE NELLE SCUOLE A MILANO, COMO, BOLOGNA, PADOVA E ATRI DI CASOLI.
A CONCLUSIONE DEI CORSI DUE MOSTRE IMPORTANTI IN CUI L’ARTISTA SI E’ CIMENTATA IN FAVOLISTICHE MOSTRE “I fili le cicce e le Mablle” realizzate INSIEME AI BAMBINI.
 
Palazzo  Baraccano a Bologna e san Pietro in atrio a Como
 

Testo di Roberto Fornè

…forte è nel bambino l’esigenza di rappresentare sè stesso…

L’involucro umano viene studiato con cura e diventa la chiave di accesso ad innumerevoli sperimentazioni…

E’ il nostro corpo la macchina della vita

Utilizzando del filo di ferro molto malleabile, (consiglio quello che si usa in agricoltura per legare le piantine, di solito è verde ricoperto di plastica) creare un uomo: FILINO.

Non ti preoccupare, è bellissimo, vieni qui, osserviamolo, forse la testa è un po’ grande, se vuoi ne rifacciamo uno assieme, tentiamo…

Angiola Tremonti

QUI APPAIONO SOLO PICCOLI SPUNTI, IL MATERIALE DELLA RICERCA SPAZIA TANTISSIMO, ANGIOLA HA TENUTO CORSI AUTORIZZATI DAL MINISTERO AD  INSEGNANTI. TALI LEZIONI HANNO PORTATO ALLA SPERIMENTAZIONE NELLE SCUOLE A MILANO, COMO, BOLOGNA, PADOVA E ATRI DI CASOLI.
A CONCLUSIONE DEI CORSI DUE MOSTRE IMPORTANTI IN CUI L’ARTISTA SI E’ CIMENTATA IN FAVOLISTICHE MOSTRE “I fili le cicce e le Mablle” realizzate INSIEME AI BAMBINI.
Palazzo  Baraccano a Bologna e san Pietro in atrio a Como

...Forte è nel bambino l'esigenza di rappresentare sè stesso...

L’involucro umano viene studiato con cura e diventa la chiave di accesso ad
innumerevoli sperimentazioni…
E’ il nostro corpo la macchina della vita
Utilizzando del filo di ferrro molto malleabile, (consiglio quello che si usa in agricoltura per legare le piantine, di solito è verde ricoperto di plastica) creare un uomo: FILINO.
Non ti preoccupare, è bellissimo, vieni qui,
osserviamolo, forse la testa è un po’ grande,
se vuoi ne rifacciamo uno assieme, tentiamo…

testo di Roberto Farnè

QUI APPAIONO SOLO PICCOLI SPUNTI, IL MATERIALE DELLA RICERCA SPAZIA TANTISSIMO, ANGIOLA HA TENUTO CORSI AUTORIZZATI DAL MINISTERO AD  INSEGNANTI. TALI LEZIONI HANNO PORTATO ALLA SPERIMENTAZIONE NELLE SCUOLE A MILANO, COMO, BOLOGNA, PADOVA E ATRI DI CASOLI.
A CONCLUSIONE DEI CORSI DUE MOSTRE IMPORTANTI IN CUI L’ARTISTA SI E’ CIMENTATA IN FAVOLISTICHE MOSTRE “I fili le cicce e le Mablle” realizzate INSIEME AI BAMBINI.
 
Palazzo  Baraccano a Bologna e san Pietro in atrio a Como

L’omino filino brano tratta dal libro “ La valle degli orsi” di Angiola Tremonti

Ho lasciato l’insegnamento da molti anni. Nella mia attività artistica, però, ho ripreso l’esperienza didattica, anche con l’aiuto di Egle Becchi (la già ricordata docente di filosofia). Sapevo che insegnava alla Statale di Milano. Andai da lei e mi diede suggerimenti acuti e importanti.

Da artista, ho sempre sentito importantissimo il valore del disegno, normalmente relegato nel ruolo di Cenerentola. Sono andata ad approfondire il legame fortecheesistefraciòchesidisegnaeciòchesiscrive.Unlungolavorodiricercaedisperimentazione, che mi ha portato un po’ in giro per l’Italia, a tenere corsi per gli insegnanti. Magari in preparazione di una mostra… Con me ho sempre portato un “omino filino”(fatto,cioè,conilfilo diferro),cheèilpuntodi partenza per la conoscenza del corpo umano, come la intendoio.L’ominofilinoèungiocattolopovero,realizzatodaibambini.Liaccompagnanell’analisidelcorpo,del movimento, dell’anatomia. Ma anche della psiche, cheèartificiososepararedalcorpo.Hosempreritenuto importantissimo lo studio della psicologia. Anche i più piccoli dovrebbero avere la percezione del funzionamento, non solo dell’intestino, ma anche del cervello. Pensieri, sensazioni, elaborazioni logiche e parole sono in collegamento. Ai bambini insegno che i “memorini”,conservatineicassettidellatesta,esconodinotte ad animare i nostri sogni… Vorrei tanto continuare a sognareconloro.Nelcorsodelmiolavoroconibambini ho anche imparato a usare gli strumenti informatici. Una conquista. La scoperta di un mondo nuovo. Poter fare tante cose tanto più in fretta e più comodamente: una bella sorpresa. Senza contare che, per le persone della mia età, imparare a servirsi di queste tecnologie vuol dire gettare un ponte fra le vecchie e le nuove generazioni. Conservo gelosamente il materiale didattico che ho realizzato in questa mia esperienza. L’ho usato più volte e messo progressivamente a punto. Chissà che un giorno non riesca a pubblicarlo.

Giostre, galline, pulcini e uova

 Ultimamente, qualcuno dei miei vecchi alunni mi ha ricordato gli appuntamenti serali per andare alle giostre. Era un modo per farli sentire tutti uguali. Era giusto che i soldini per un giro in giostra ci fossero anche per quelli che le giostre se le sognavano. La sera dell’ultimo giovedì di gennaio invece, nella piazza di Cantù, ci aspettava la Giubiana.Una festa bellissima, che ci coinvolgeva tutti. La “giubiana” incendiata ci riscaldava e ci faceva sentire più uniti che mai, sotto le fredde stelle d’inverno.

Un anno decidemmo di tenere le galline e di farle covare. Il comune di Como costruì per noi una casetta pollaio. Ci regalarono (o prestarono, non ricordo) tre galline: due ovaiole e un’americanella che era in cova. Al mattino: pulizia del pollaio, preparazione del mangime, controllo che la cova continuasse e rientro in classe. Tenevamo accuratamente i conti: il costo del mangime, il ricavato della vendita delle uova… Non eravamo mai in attivo. Alcune mattine, tutti felici andavamo a fare lezione seduti sulle sedie intorno al pollaio. Non volevamo perderci il piccolo miracolo della schiusa delle uova. Purtroppo, si aprirono mentre noi non eravamo presenti. Nacquero sei pulcini bellissimi. Un uovo, però, non si aprì. I curiosi vollero ispezionarne il contenuto e da lì iniziò la spiegazione della fecondazione. Il mistero della nascita. Le uova ci avevano guidato all’educazione sessuale.

A scuola spesso arrivavano altri animali, la “cavalletta stecchino”, lo scarabeo luminoso, e avevamo anche una voliera con pappagalli. Un bel giorno il bidello, probabilmente stufo di pulire i gusci dei semi che cadevano attorno – perché per tutto il resto ci pensavamo noi –, decise di dare loro una spruzzatina di insetticida e li trovammo morti. Fu un enorme dispiacere.

La Giubiana (o festa della Giobia) è una festa tradizionale lombarda durante la quale vengono accesi dei grandi falò (o roghi) nelle piazze e bruciata la “giubiana”, un grande fantoccio di paglia vestito di stracci. (N.d.A.)

PER ULTERIORI APPROFONDIMENTI Angiola è dispononible, contattatela.